Io ed Elia eravamo compagni di scuola a Novara. Dopo una laurea in Filosofia, Elia ha iniziato ad insegnare e ha pubblicato il suo primo romanzo “L’anno dei cavoli a merenda” per una piccola casa editrice laziale, la Alcheringa edizioni.
Cameratismo a parte: questo libro merita. Forse le affinità anagrafiche con il protagonista me lo hanno fatto apprezzare particolarmente. Nicola Cardani, detto Carda, ha 28 anni e comincia a sentirsi vecchio. Le promesse di gioventù si rivelano evanescenti e il suo mondo si stringe ogni giorno che passa. L’anno dei cavoli a merenda è la storia del suo riscatto. Niente spoiler: la questione non è così semplice.
In una mail Elia mi ha detto di essersi ispirato alla figura di Arturo Bandini, il protagonista dei libri di John Fante, quello di Chiedi alla Polvere e La strada per Los Angeles. Come il Bandini di La strada, Cardani è un irragionevolmente euforico. Ma sa bene di essere anche abbastanza ridicolo e insicuro. Per capirci, Carda - come Bandini - non crede in Dio, ma lo invoca sempre in caso di necessità.
La storia è ambientata nella bassa novarese: paesaggio piatto, vita anche. Questo dettaglio è importante per capire la desolazione che circonda il Carda. Ma forse è proprio questa desolazione che spinge il protagonista ad agire. Lui può fare la differenza lì, nella sua patria. Attenzione però, non è una sbobba alla Dante Graziosi: il paesaggio è attore non protagonista.
Uno scrittore americano diceva che nelle grandi città ci sono più cose da fare, ma in quelle piccole si può fare di più. Carda potrebbe andarsene a Parigi, ma non lo fa. Parigi per Carda mangia anime (non ha torto); mentre la pianura è la tela vuota da riempire di storie, come diceva il Vassalli*.
Tralasciando la storia, uno dei meriti di questo libro è l’aver saputo verbalizzare perché la vita civile dell’Italia contemporanea sia così fiacca. Perché prima la politica dava orizzonte di senso alla vita e adesso no? Cosa è successo? Il dialogo tra Carda e il suo amico Camillo è stato per me illuminante. Ve ne consiglio la lettura.